venerdì 29 luglio 2011

“OCCORRE CERCARE DI VINCERE il PIU' POSSIBILE, MA ANCHE NON CREDERE a QUELLI CHE DICONO CHE il MONDO SI DIVIDE TRA VINCENTI e PERDENTI” (J. Velasco)

(…) Insegnare, anche nello Sport: questo è un elemento fondamentale.
Perché insegnare a vincere e a perdere vuol dire anche insegnare ad accettare i propri limiti. Uno dei problemi che noi operatori dello sport abbiamo e che peggiora sempre di più è che molti bambini arrivano a giocare e devono accettare certe situazioni: per esempio che giocano meno o che giocano peggio, mentre la mamma gli ha sempre detto che erano i più belli, che erano i migliori. Ci sono genitori che chiamano campione il figlio, ma perché campione se non ha mai giocato a niente, non ha mai vinto niente, che valore ha? Il bambino arriva e scopre che la mamma non aveva ragione perché non è il migliore e ce n’è un altro che merita più di lui. Accettare i propri limiti non significa dire “non valgo”, ma “io valgo comunque e se non gioco bene a questo sport giocherò meglio ad un altro e se non giocherò a nessuna cosa vuol dire che avrò bisogno solo di divertirmi e che farò qualcosa d’importante in un altro campo o forse farò l’arbitro o il tifoso”.
Invece molte volte la mentalità è che o vinco o sono una porcheria: questi sono concetti che dobbiamo combattere, pur continuando a sforzarci per vincere. Mi hanno chiesto tante volte: “Come si fa ad avere una mentalità vincente?” Questo è un altro degli slogan che vanno di moda. Io dico sempre che secondo me la mentalità vincente si acquisisce vincendo. Io non conosco una squadra che abbia mentalità vincente e che perda sempre. A volte si sente dire: “Abbiamo dei problemi tecnici per cui non vinciamo, ma abbiamo la mentalità vincente”. Io credo che si confonda mentalità vincente con isterismi. Ci sono giocatori che sanno bene dove sono le telecamere, per cui mettono le loro facce da grintosi proprio davanti alle telecamera, perché così convincono i tifosi e i giornalisti di avere la grinta poiché si urla, si fa la faccia da cattivo; ma poi bisogna vedere cosa si fa, perché se faccio la faccia da cattivo, ma tiro fuori la palla … la faccia da cattivo la può fare anche un attore del teatro e non saper giocare.
Quindi bisogna vincere per avere mentalità vincente, perché questo aumenta la nostra autostima, la nostra sicurezza, ci abituiamo a vincere. L’importante è che non crediamo che vincere vuol dire dimostrare che siamo i migliori! Questo è un aspetto molto bello dello sport, perché noi possiamo essere i migliori in una determinata partita, o in un certo campionato, ma la prossima partita e il prossimo campionato iniziano zero a zero. In altri ambiti non è così: nelle situazioni della vita i punti persi o i punti vinti te li porti dietro per tutta la vita. Ci sono poche squadre che fanno dei cicli vincenti. Secondo me accade perché quando si vince si crede di aver trovato la verità, il metodo, il modo di vincere e ci crediamo i migliori. Chi invece ha perso, sta cercando tutti i suoi difetti, tutti i motivi per cui non ha vinto; non è davanti allo specchio a guardare come è bello e a compiacersi di come gli altri gli dicono che sia bello perché ha vinto”. Chi ha perso si guarda e dice: “non sono così bello, devo migliorare perché ho perso”. Lì avviene il cambiamento e il vincitore non è più quello dell’anno prima, ma è un altro. (…)
fonte: pallavolo.it

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